THE BIRTHDAY PARTY Mutiny/The Bad Seed E.P. - AUSTRALIA 1983-89


 
















THE BIRTHDAY PARTY
Mutiny/The Bad Seed E.P. - AUSTRALIA 1983-89

La Festa di compleanno più violenta che si sia mai stata celebrata sta volgendo al termine.

Ma i giovani organizzatori, tossici e rumorosi, prima di sciogliere definitivamente la riunione dimostrano di avere ancora energie, talento ed idee da vendere. E nel 1983, a distanza di pochi mesi l’uno dall’altro, pubblicano due EP di quattro brani ciascuno, The Bad Seed e Mutiny!, che nel 1989 verranno ristampati in un unico CD, con l’aggiunta di due canzoni tratte dalle session di Mutiny!.

I Birthday Party, dopo Junkyard - secondo album ancor più radicale dell’esordio - innescano l’autodistruzione proprio quando, dopo la defezione del batterista Phil Calvert, erano riusciti a mettere a punto la formazione più efficace, con Harvey che accantona la chitarra e prende posto dietro i tamburi lasciati sguarniti, concedendo così ad Howard lo spazio di cui aveva bisogno per liberare l’inventiva e la potenza della “sei corde che spillava sangue”.

Nick Cave è un reietto che sputa le sue litanie come fossero scorie mentre Howard, Harvey e Phew creano un suono scarno, in cui il punk si fonde col blues, dando vita a canzoni veloci e fragorose, ad esplosioni veementi che ricordano i due album precedenti - come "Sonny's Burning", "Fears of Gun", "Six String That Drew Blood", "Swampland", "Mutiny in Heaven" – ed a cantilene minimaliste, a minacciose ballate e ad oscure ossessioni come la disperata "Wild World", la tragica "Jennifer's Veil" o la straziante e maestosa "Deep in the Woods".

“Hands up, who wants to die?", grida Cave in apertura di "Sonny's Burning", a cui fa seguito un’esplosione di ferocia punk. Tuttavia, Mutiny/The Bad Seed, pur rimanendo una processione barcollante di turpitudini e scelleratezze, sembra più incline a quella che potrebbe apparire addirittura una narrazione coerente.

Mutiny/The Bad Seed è Paradise Lost riscritto da un folle eroinomane. I protagonisti blasfemi dei testi di Cave, come il Satana del poema di Milton, si ribellano al tirannico creatore per finire inevitabilmente sconfitti. E l’album documenta perfettamente le tensioni e le divergenze creative tra Cave e Howard, presagendo sia l’inizio della carriera solista di Cave con i Bad Seeds, sia le imprese eccezionali di Rowland S. Howard, prima con i Crime and the City Solution e poi con i These Immortal Souls.

Ed i Birthday Party, già in fase terminale durante le sessioni di registrazione, si disintegrano lasciando questa manciata di canzoni come testimonianza della grandezza di una delle band più originali della storia del rock.

Alzi le mani chi vuole morire!





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