JEREMY GLUCK WITH NIKKI SUDDEN & ROWLAND S. HOWARD FEATURING JEFFREY LEE PIERCE, EPIC SOUNDTRACKS I Knew Buffalo Bill - UK 1987
JEREMY GLUCK WITH NIKKI SUDDEN & ROWLAND S. HOWARD FEATURING JEFFREY LEE PIERCE, EPIC SOUNDTRACKS
I Knew Buffalo Bill - UK 1987
UNA NOVELLA
È come se potessi vederli Jeremy e Nikki, giovanissimi, nella
Londra dell’ultimo scorcio degli anni ’70, in una giornata normale nel mezzo
della settimana lavorativa di qualcun altro, appoggiati al bancone del Rough
Trade, il negozio di dischi in Kensington Church Street, poco lontano
dall’incrocio con Portobello Road.
Jeremy Gluck e Nikki Sudden (al secolo Adrian
Nicholas Godfrey) si incontrarono per la prima volta probabilmente nell’estate
del 1978. Le loro rispettive band, i Barracudas e gli Swell
Maps, si esibivano occasionalmente insieme e forse il destino aveva già
deciso tutto sin da allora. Jeremy e Nikki erano diventati amici e come accade
tra amici che sono appassionati di musica, compravano dischi al Rough Trade e
pianificavano di collaborare e di registrare insieme alcune canzoni. Ed
infatti, nel corso del tempo avevano organizzato un paio di session ed
inciso delle demo, ma alla fine non se ne era fatto nulla.
Nell'autunno del 1986 i Barracudas sono ormai storia come
pure gli Swell Maps e Jeremy, che sta per sposarsi ed ha già una figlia
piccola, riceve improvvisamente una telefonata da Nikki che sta registrando al
Woodworm Studios, un'antica cappella battista trasformata in studio di
registrazione (di proprietà di Dave Pegg dei Fairport Convention) a Barford St.
Michael, un villaggio nella idilliaca campagna inglese a nord di Oxford. Gluck
racconta che Sudden gli disse: “Sto registrando in un grande studio con
uno dei più grandi chitarristi del mondo e con mio fratello, il batterista
venuto dallo spazio. Perché non ci raggiungi per una settimana, così avremo un
album da rovinare con i tuoi muggiti bovini?”.
Jeremy informa la futura moglie, contatta la casa
discografica Flicknife Records per la copertura delle spese e fa le valigie.
Gli appuntamenti con il destino non sono rinviabili.
Nikki, suo fratello Epic Soundtracks e Rowland S.
Howard, che stavano già registrando l’album solista di Nikki, Dead
Men Tell No Tales ed il disco intestato a Nikki e Rowland, Kiss
You Kidnapped Charabanc, si trovano ora impegnati contemporaneamente
nell’incisione di tre album. Tuttavia, terminano le registrazioni di I
Knew Buffalo Bill in poco più di una settimana. La maggior parte
delle tracce sono composte direttamente in studio, con Gluck che ci mette voce
e testi, mentre Sudden ed Howard confezionano le musiche con la “Civilized
Guitar” di Nikki e la “uncivilized guitar” di
Rowland, come loro stessi le definirono.
Jeremy ricorda: “Ero in soggezione nei confronti di
Rowland come musicista ed eravamo persone così diverse che non mi aspettavo
altro che un contatto funzionale. Stare in piedi e guardare - ascoltare -
Rowland fare le sue parti nelle nostre canzoni è uno dei miei ricordi
indelebili come artista. Era incredibile. Era più che improvvisazione; era come
lo squarcio dei veli tra le realtà musicali. Che sia stato uno dei più grandi
chitarristi della sua generazione è fuori discussione. Rowland...
tutto quello che so è che quando stavamo preparando le sovraincisioni di
"Looking For A Place To Fall" mi ha chiesto cosa volevo. Cosa
rispondi a Rowland S. Howard? Ovviamente, suona quello che vuoi. E lo ha fatto.
È stato incredibile. Assordante, ma fantastico. Sapeva dannatamente bene cosa
stavo cercando”.
Attirato dall’atmosfera sulfurea emanata da questi quattro
cavalieri dell’Apocalisse, maestri di dissolutezza e perdizione, decide di
unirsi a loro Belzebù in persona, Jeffrey Lee Pierce dei Gun
Club, il quale venuto a sapere del progetto, mette a disposizione la sua
chitarra elettrica in qualche brano, contribuendo con la sua presenza a creare
la leggenda underground di I Knew Buffalo Bill che fu definito
dal New Musical Express come l’album prodotto da “the
first indie super group” e finanziato dalla Flicknife Records che non
sapeva nemmeno per cosa stesse pagando. Raccontava Nikki Sudden che,
tuttavia, “fintanto che l’affitto dello studio e gli spacciatori
venivano pagati, non ci preoccupavamo troppo”.
Il primo super gruppo indie. Un pugno di anime
perse provenienti da tre continenti. Cinque menestrelli inquieti, Nikki ed Epic
fratelli per nascita e tutti gli altri per destino. Cinque musicisti di culto
che danno vita ad un album di sgangherato Roots-Rock, unico nel suo genere. Le
radici del folk inglese, del rock e del country americano setacciate con il
piglio duro e pragmatico del punk. Un disco di ballate logore e meravigliose
impreziosite dalle sciabolate elettriche della chitarra ululante di Howard. Un
disco strano e meraviglioso, percorso da un senso di malessere disperato, forse
generato dai demoni dell’alcol e dell’eroina che perseguitano i protagonisti
della vicenda. Un disco appassionato e vibrante ma in cui allo stesso tempo
serpeggia un senso di torpore devastante. Un album che profuma di autunno, di
pioggia e di foglie morte.
Altro materiale appartenente alle session di I Knew
Buffalo Bill, verrà pubblicato sull'EP Burning Skull Rise e
successivamente incluso nelle ristampe in formato CD del 1999 ed in quella del
2010, ulteriormente ampliata.
L’album si apre con
"Looking For A Place To Fall". Chitarre da giorno del giudizio, batteria Garage Rock e
melodia struggente. "La pioggia fuori dalla mia finestra è già
stata usata mille volte... sto solo cercando un posto dove cadere”. "Time
Undone" è caratterizzato da un’atmosfera meravigliosamente sinistra grazie
alla chitarra minacciosa di Rowland S. Howard, il quale suona anche il basso in
quasi tutti i brani del disco e qui tira fuori dal cilindro un giro di basso
acustico ossessivo ed ipnotico. “Gone Free”, "Gallery
Wharf", “Four Seasons of Trouble”, “All my secrets”, “Time goes faster”
sono capolavori di Folk moderno. Il dinamico Garage rock di “Old Man's Dream” è un diretto
discendente del surf-pop dei Barracudas. La chitarra slide di Howard impone a
"Sorrow Drive" un incedere ubriaco che la rende ancor più tristemente
sincera: "Sorrow Drive, I’m living but I ain’t alive". Ed
ancora più stordita ed ubriaca è "Episode In A Town" con il
ritornello che intona "drink that bottle down, boy. drink that
bottle down " mentre la slide di Rowland deraglia fino alle
esplosioni pulsanti di “April North” e "The Proving Trail" nelle
quali affiora il punk che cova sotto le ceneri. L’avvincente "Burning
Skulls Rise", ripresa successivamente da Rowland e Lydia Lunch in Shotgun
Wedding, è un’altra cometa incandescente che attraversa il cielo velato di
tristezza di quest’album strano, dissonante, sfuggente. Un disco di quelli che
crescono lentamente, ascolto dopo ascolto.
Terminata l’opera, Jeremy abbandonerà la musica
concentrandosi sulla sua attività di giornalista, scrittore, sceneggiatore e
sui tre figli e solo dopo circa vent’anni tornerà ad interessarsi del suo primo
amore. Jeffrey Lee Pierce morirà a trentasette anni, il 31 marzo 1996, a causa
di una emorragia cerebrale ed Epic lo seguirà il 5 Novembre 1997, appena
trentottenne, per cause sconosciute. Anche Nikki se ne andrà il 26 Marzo 2006 e
Rowland ci lascerà quaggiù il 30 dicembre 2009 per un cancro al fegato.
Entrambi avevano compiuto da poco cinquant’anni.
Il 20 ottobre 2005, Nikki Sudden scriveva che non aveva
dimenticato quei giorni che sul finire del 1986 aveva avuto il privilegio di
condividere con i suoi amici e con suo fratello, morto molto prima del tempo. E
sebbene non vedesse Rowland da una decina d’anni, cioè da quando lui era
tornato in Australia, ed anche gli incontri con Jeremy si fossero fatti sempre
più rari con il passare degli anni, aveva in programma di registrare di nuovo
insieme e terminava così: “Sono passati quasi vent'anni dall'ultima
volta che siamo entrati in uno studio insieme. Ma cosa sono vent'anni tra
amici? Un periodo troppo lungo o non abbastanza? Il sentiero prosegue fino al
tramonto e il tramonto è lontano molti anni”.
Purtroppo per lui e per Rowland non sarebbe stato così.
Ed a noi, che sappiamo che I knew Buffalo Bill non
avrà mai un seguito, non rimane che conservare gelosamente questo piccolo
capolavoro e farlo suonare di tanto in tanto per ricordare il sopravvissuto, i
morti, gli immortali e come nei film di una volta, in cui gli eroi scomparivano
in lontananza nella luce infuocata del tramonto, immaginare che Buffalo Bill
cavalchi ancora verso il sole calante.
Commenti
Posta un commento