NICK CAVE & THE BAD SEEDS Kicking Against The Pricks - AUSTRALIA 1986
NICK CAVE & THE BAD SEEDS
Kicking Against The Pricks - AUSTRALIA 1986
Tutti noi cademmo a terra, e io udii una voce
che mi disse in lingua ebraica: “Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? Ti è duro
recalcitrare contro il pungolo”.
(Atti degli Apostoli 26:12-14)
L’attrazione morbosa di Nick Cave per
le scritture sacre è cosa nota. Riferimenti più o meno espliciti a personaggi ed
eventi biblici sono ricorrenti in tutta la sua opera sin dagli esordi con i
Birthday Party. Kicking Against The
Pricks, terzo album con i Bad Seeds, è permeato di questi influssi sin dal
titolo, il cui significato, mutuato dall’episodio di San Paolo (Saulo) illuminato
sulla via di Damasco, è appunto “recalcitrare
contro il pungolo” ovvero ostinarsi ad opporsi
inutilmente ad una forza superiore. Ma “Kicking Against The Pricks” si
presta anche ad una diversa chiave di lettura molto più prosaica - che
probabilmente convive con la prima - poiché può essere tradotto anche come
“prendere a calci i coglioni” che, per Cave, sono i critici musicali, pennivendoli
contro cui si scaglia veementemente in varie occasioni.
Kicking Against The Pricks è un compendio di musica popolare americana.
È un’antologia di Spoon River ferocemente minacciosa e segnata dal peccato. È
il confronto di Nick Cave con i suoi numi tutelari. È l’epitaffio sulle lapidi
dei personaggi del suo immaginario. È un viaggio in battello sul Mississippi
alle origini della sua musica. È la definitiva presa di possesso delle sue radici.
È una commemorazione alla quale Nick si presenta in smoking, con tanto di
papillon. Così si fa ritrarre sulla copertina, dove ha per sfondo un sipario
rosso, come se fosse una “prima” a teatro.
Nick Cave allinea, in questo disco,
dodici cover che confermano la forza espressiva delle sue interpretazioni, di
cui aveva già offerto un assaggio nella stupefacente versione di
"Avalanche" di Leonard Cohen che - non a caso - era stata scelta come
apertura dell’album d’esordio. Nicholas non si limita a proporre mere
esecuzioni di brani altrui ma si impossessa delle canzoni, le trasfigura, le
adatta al proprio universo narrativo. Il blues di "I'm Gonna Kill That
Woman" di John Lee Hooker, il country di “Long Black Veil” e di una
apocalittica "The Singer" di Johnny Cash, il soul di
"Something's Gotten Hold Of My Heart", il Gospel di "Jesus Met
The Woman At The Well", "Hey Joe" di Billy Roberts e resa
immortale da Hendrix che i Bad Seeds
mutano in una spettrale marcia
funebre, la nevrosi urbana di "All Tomorrow's Parties" di Lou
Reed, sono qui masticati, digeriti e vomitati fuori stravolti, quasi
irriconoscibili.
Nick colleziona per lo più storie nere
come la pece di amore e morte, di omicidi e di tradimento, riuscendo ad
amalgamare tra loro le canzoni in modo tale da risultare disperato e minaccioso
anche quando interpreta una canzoncina pop, o un gospel tradizionale e persino
quando canta “Tu
sorridi e io sono perso per il resto della mia vita” (da Something’s Gotten Hold of my Heart), lasciando percepire la sciagura imminente
sospesa - come una spada di Damocle - sul capo dell’innamorato.
Tutto Kicking - come i due precedenti
dischi dei Bad Seeds - è intriso di un senso di tragedia, di rassegnata
disperazione, intrinseca accettazione di un mondo crudele, dominato da un Dio
violento e vendicativo - quello del vecchio testamento - che tanto affascina il
nostro angelo ribelle.
“Il Dio del Vecchio testamento sembrava
crudele e rancoroso e mi piaceva il modo in cui spazzava via intere nazioni per
capriccio…..E perché l’uomo non dovrebbe essere nato per soffrire, dovendo
vivere sotto la tirannia di un simile Dio? Così la sensazione che ricavavo dal
Vecchio testamento era quella di un’umanità misera che soffre per volere di un
Dio dispotico, e ciò iniziò a pervadere la composizione delle mie liriche”. (Nick Cave)
Tutto Kicking puzza di palude, di legno marcio, di decomposizione, come
le acque limacciose di "Muddy Waters", che apre il disco. Tutto è Voodoo e Blues
anche quando in brani come "By the Time I get to Phoenix" di Jimmy
Webb, "Sleeping Annaleah" di Mickey Newbury ed in “Something’s Gotten
Hold of my Heart”, Cave, folle e teatrale cantore farneticante dei primi giorni,
canta da crooner gloriosamente
melodrammatico, arricchendo il proprio repertorio con un appassionato ed elegante
stile baritonale.
Tutto è catarsi in quest’album che fissa,
a futura memoria, i canoni del cover album che non sia il
pedissequo rifacimento di canzoni scritte da altri.
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