JULIAN COPE Saint Julian - UK 1987
JULIAN COPE
Saint Julian - UK 1987
Dopo due
ottimi album come World Shut Your Mouth
del 1983 e Fried del 1984 (che però
non avevano venduto le copie che si sperava) in cui mescolava la stravaganza
psichedelica dei Teardrops explodes
con un pop enfatico, Julian Cope
pubblica Saint Julian, disco più rock
e più pop dei lavori precedenti, con cui Julian punta spudoratamente al
successo e che proietterà a Top Of The Pops e nelle classifiche del Regno Unito
l’eccentrico e tossicomane druido del rock inglese, che più tardi scriverà tomi
sui monumenti megalitici, realizzerà
arcani album psych-rock e parlerà in modo sprezzante di questo periodo della
sua carriera, liquidando ingiustamente Saint
Julian come "spazzatura".
Ma se quest’album
risulta meno orientato alla psichedelia e meno coerente con il resto della
discografia del nostro, ciò è più che compensato dall'urgenza pop, a dimostrazione
del fatto che è assolutamente possibile scrivere singoli di successo e di buona
qualità, come ad esempio - giusto per
rimanere in territorio britannico - avevano fatto i Beatles.
Per la
verità, più che i Beatles, il modello a cui si ispira Cope in Saint Julian è il giovane Alice Cooper dei primi singoli. Ed
almeno metà dell'album riesce a catturare quell'essenza, grazie anche all'inclusione
nel progetto del produttore dei Ramones, Ed
Stasium, che contribuisce a conferire arrogante e nervosa potenza garage
rock al suono di Cope, il quale si taglia i capelli a caschetto, si veste di pelle
nera dalla testa ai piedi ed attira numerose critiche per la simbolica e
provocatoria posa da perfetto martire cristiano crocifisso, che assume sulla
copertina dell'album, circondato da cumuli di rottami tipici di uno
sfasciacarrozze.
L'album si
apre con “Trampolene”, geniale seminario su come scrivere un singolo di
successo, che il successo - quello vero - lo aveva sfiorato, entrando nella Top
40 inglese con un suono strabiliante e potente, costruito sulle chitarre e sulla
batteria. Ed ancora chitarre stridenti, testi intelligenti e tamburi pulsanti
rimbalzano in "Shot Down".
L'eccentrico
shuffle in 6/8 di "Eve's Volcano", evidentemente tesa al plauso
commerciale che avrebbe ampiamente meritato e che - inspiegabilmente - non ha
ottenuto, si accompagna ai tre minuti e mezzo di ruggente Rock'n'Roll anni ’70
di “Spacehopper”.
Preceduta,
poi, dal Funky-rock di “Planet Ride”, con tanto di ritornello cantato da un coro femminile ed accenni
di basso slap, arriva "World
Shut Your Mouth" (che condivide il titolo con il primo album solista),
fresca ed orecchiabile con il suo ritmo Motown e il ritornello innodico, che
raggiunse il numero 19 nelle classifiche e che sfocia nella sofisticata e
travolgente title track.
Il disco
termina con l’energica aggressione di “Pulsar” e di “Screaming Secrets” - inedito
dei Teardrop Explodes - e con gli otto
minuti finali di "Crack In The Clouds", valzer/pop orchestrale
arrangiato mirabilmente su un sottofondo di pioggia scrosciante e tuoni
distanti.
Saint Julian, è un album compatto ed equilibrato
che coniuga l’irrealizzata vocazione commerciale con una elevata capacità
compositiva e con la raffinata qualità degli arrangiamenti, che lo rendono uno
dei migliori album pop-rock degli anni '80.
Un disco da
cantare a squarciagola e da ballare, dimenandosi senza pudore fino all’ultima
stilla di sudore.
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