THE VELVET UNDERGROUND Loaded - US 1970




















THE VELVET UNDERGROUND
Loaded - US 1970

Il 15 novembre del 1970 usciva Loaded, quarto ed ultimo album vero attribuibile ai Velvet Underground (il successivo Squeeze non avrà più nulla a che fare con questa band). Un disco sorprendente e talmente diverso dai primi tre, da sembrare quasi opera d’altri, perché i Velvet, alla fine, soccombono al mainstream, ma in maniera così repentina - abbandonando ogni tendenza sperimentale e producendo un album di puro pop rock anni '60  - da risultare, anche in questo caso, rivoluzionari.

E probabilmente Loaded è una gigantesca parodia e Lou Reed è il più grande cantautore di tutti i tempi perché - se di parodia si tratta - è una splendida parodia, a cominciare dal titolo. La nuova etichetta, la potente Atlantic, voleva che la band realizzasse un album “carico di successi” e, con appropriata ironia, ecco che il titolo fu Loaded, caricato. E Sì, questo è l’album più commerciale che i V.U. abbiano mai realizzato. Tutti i brani sono dei potenziali successi radiofonici - alcuni dei più memorabili del loro intero repertorio - e la performance vocale di Lou Reed è unica ed iconoclasta, sebbene in quattro tracce il canto sia affidato alla voce più carezzevole di Doug Yule,

John Cale e la sua viola hanno abbandonato da tempo la band per andare a produrre il primo album degli Stooges; il deus ex machina Andy Warhol è stato sollevato dall’incarico; Maureen Tucker è assente per maternità insieme al suo approccio percussivo primordiale; Sterling Morrison è presente solo in qualche brano mentre Doug Yule presta servizio sostitutivo. Lou Reed, dunque, è - di fatto - l'unico membro originario dei Velvet Underground presente su Loaded  che, per certi versi, potrebbe essere considerato il suo primo album solista.

Tuttavia, Douglas Yule - accreditato nelle note di copertina come polistrumentista ed autore - tenta di soppiantare (riuscendoci) la leadership di Reed, il quale, ultimate le registrazioni, toglie il disturbo ancor prima che il disco appaia sugli scaffali dei negozi. E la foto di retrocopertina, che ritrae Doug da solo, al pianoforte, in una sala disertata dagli altri membri della band ed affollata di strumenti, ha un sapore involontariamente metaforico di quanto stava accadendo all’interno della band.

L’album si apre con il pop mirabilmente sdolcinato di "Who Loves the Sun", parodia di “Here Comes the Sun” dei Beatles. Provate ad ascoltarle una dopo l’altra. E solo di parodia si può trattare, considerato che il testo carico di pessimismo è assolutamente in contrasto con quanto lascerebbe intender il titolo e la melodia.

E Loaded contiene anche il country blues ammaliante di “Cool It Down”, la ballata agrodolce “New Age”, la nevrastenia rock di “Head Held High”, il country rock caricaturale di “Lonesome Cowboy Bill”, il doo wop opalescente di “I Found A Reason” ed il rock-blues stranito di “Train Round The Bend”.

Ma naturalmente questo è soprattutto l’album che contiene tre capolavori assoluti. “Sweet Jane”, monumentale ed insolente, dotata di un riff leggendario, tanto semplice quanto brillante; “Rock & Roll”, irresistibile ed autobiografica (la protagonista Jennie è lo stesso Reed) e “Oh! Sweet Nuthin’” - che chiude il disco - solenne e crepuscolare, terribile e gloriosa, sugello perfetto per l’addio dei Velvet Underground.

Loaded, malgrado sia ritenuto da molti l’album più conformista dei Velvet, è un disco di assoluto valore. È disincanto e nostalgico, aspro e soave, innocente e perverso. È il caos sordido ed appassionante di Lou Reed che è divorato dai propri demoni ma che è già inesorabilmente sintonizzato sul futuro, sul decennio appena iniziato.

Loaded è l’incubatrice di Transformer, capolavoro del Reed solista.

La processione di umanità derelitta che popolerà “Walk On The Wild Side” è già in cammino in “Oh! Sweet Nuthin’”, al fianco dell’homeless e depresso Ginger Brown, della sua compagna di strada Polly May e di Joanna Love.

Loaded è il congedo di Reed dai Velvet Underground, è il congedo definitivo dei Velvet dalle utopie degli anni ’60 e, malgrado l’apparenza melliflua, è la profezia dell’angoscia tossica dei ‘70.

Loaded è un rovinoso trionfo.




 


Commenti

Post più popolari