PETER CASE The Man With The Blue Postmodern Fragmented Neo-Traditionalist Guitar - US 1989
PETER CASE
The Man With The Blue Postmodern Fragmented Neo-Traditionalist Guitar - US 1989
Queste sono le immagini che la memoria mi suggerisce ogni
volta che ascolto The Man with the Blue Post Modern Fragmented
Neo-Traditionalist Guitar.
L’uomo con la chitarra Blue, postmoderna, frammentata,
neotradizionalista, è Peter Case e
quest’album, che potrebbe gareggiare e vincere in una sfida di resistenza con
uno qualsiasi dei titoli dei film della Wertmuller, è una tesoro dimenticato. A sack full of silver, direbbero i Thin White Rope.
I
Due anni dopo, Peter pubblica il suo primo omonimo album
solista, prodotto da Mitchell Froom e da T Bone Burnette, in cui fonde Folk,
Rock e Blues con accenni (pochi) più tipicamente New Wave, dando vita a quello
che lui stesso definisce “Folk postatomico” ed ottenendo un incoraggiante successo
di critica e pubblico. Tuttavia saranno necessari tre anni perché, nel 1989,
veda la luce The Man with the Blue…
Guitar, l’album della maturità artistica, in cui Peter riceve man forte da
un pugno di musicisti del rango di David Hidalgo (Los Lobos) alla chitarra,
violino, accordion ed ukulele, Jim Keltner alla batteria, Mitchell Froom all’organo ed al piano, Benmont Tench (Tom
Petty And The Heartbreakers) all’organo in “Two Angels” e Ry Cooder che appare
in “Entella Hotel”
The Man with the Blue… Guitar è un album
Rock ed elettrico, ma anche Folk-Blues ed acustico, su cui aleggiano le presenze
ispiratrici di Bruce Springsteen, Townes Van Zandt e naturalmente di Bob Dylan, cantori - come Peter Case - ognuno
a proprio modo, dell’America degli ultimi, del lavoro in fabbrica, delle corse
notturne in auto sulla Thunder Road o sulla Highway 61, della fuga da un
passato di povertà e di sofferenza. L’America che vede sbiadire il sogno
americano. L’America immensa, appena oltre le luci delle grandi città.
The Man with the Blue… Guitar è un viaggio in quell’America e nella musica americana lungo dieci canzoni. L’incipit è affidato a “Charlie James”, un traditional di cui Peter Case offre una versione da brividi, scarna e vibrante di emozione, suonata al crocevia di una polverosa strada di frontiera con chitarra acustica e voce profonda a cui lentamente si uniscono un basso acustico, la chitarra elettrica di Hidalgo ed il lamento blues dell’armonica . “ If you see Charlie James walkin' down the road, please don't tell him which way you see me go”.
La successiva “Put Down the Gun” è un’altra gemma preziosa di questo forziere, una robusta Rock ballad che potrebbe essere una outtake di Darkness on the Edge of Town di Springsteen. “Entella Hotel” è una ballata languida resa indimenticabile dal delicato intreccio delle chitarre di Ry Cooder e David Hidalgo. Il Rock Dylaniano di “Old Part of Town” accelera il ritmo del viaggio lungo le strade della provincia americana mentre guardiamo il panorama che sfila fuori del finestrino come in un road movie in bianco e nero. Accompagnati dalla delicata “Two Angels” imbocchiamo la Interstate in direzione del confine col Messico mentre il tramonto infiamma l’orizzonte.
“This Town’s a Riot” con le
sue chitarre aguzze e l’organo sixties
è un omaggio che Peter rende ai vecchi tempi dei Plimsouls ed alle sue origini
Garage Rock/Pop. Tutti i brani sarebbero degni di menzione ma ormai si è fatta
notte. Il viaggio è finito e l’auto si ferma con il motore al minimo, apriamo
la portiera e scendiamo, ringraziando Peter con un cenno del capo.
Sole a picco, caldo, luce bianca accecante. Per me questo
disco rimane indissolubilmente legato ad una corsa in auto nella desolata
campagna estiva, con l’asfalto bollente che si srotola davanti a me ed il bel
profilo della ragazza bruna al mio fianco. Perché il Rock’n’Roll, oltre al potere
di salvare - talvolta - la vita, ha anche quello di suscitare memorie con
appena una manciata di note e di renderle indelebili.
Sole a picco, caldo, luce bianca accecante.
(già pubblicato su Debaser.it)
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