BEASTS OF BOURBON The Axeman's Jazz - Australia 1984
BEASTS OF BOURBON
The Axeman's Jazz - Australia 1984
Il 2 ottobre 1983 è domenica anche a Sidney, sebbene sia
cominciata otto ore prima rispetto al fuso orario di Roma. Cinque compagni di
bevute, decidono di passare il pomeriggio a suonare ed ovviamente a bere. Kim Salmon, Boris Sujdovic e James Baker,
rispettivamente chitarrista, bassista e batterista degli Scientists, il
cantante Tex Perkins e Spencer P. Jones, chitarrista dei Johnnys,
si ritrovano verso le due del pomeriggio con tre casse di Victoria Bitter ed
una bottiglia di Bourbon, in Judge Street, ai Paradise Studios che hanno
affittato per cento dollari australiani.
Alle sei, dopo circa quattro ore di registrazione i cinque
amici si ritrovano ad aver inciso un album, The
Axeman's Jazz. Tutto in presa diretta. Niente trucchi. Niente sovraincisioni.
Nove brani di Rock’n’Roll sgargiante, grossolano e sgangherato che puzzano di
sudore, di birra a buon mercato e di posacenere ricolmi di mozziconi di sigaretta.
Country-Blues scheletrico ispirato alle atmosfere gotiche del sud degli Stati
Uniti. Le chitarre stridenti e sbilenche di Salmon e Spencer, le crude linee di
basso e batteria di Sujdovic e Baker e gli ululati alla luna di Perkins sono la
base sonora per storie di alcol e droga con sottofondi oscuri di violenze domestiche
e di depressione. Macabre canzoni di alienazione e di morte. Tutto ciò vi
ricorda qualcosa? Un altro australiano? Ma certo! Quel Nick Cave che in quegli
stessi anni sta iniziando a percorrere gli stessi sentieri. Ma lì dove Cave
semina disperazione e disagio psichico, i Beasts of Bourbon usano ironia e
humor nero.
In scaletta ci sono due cover velenose e spiritate, “Graveyard
Train” dei Creedence e “Psycho” di Leon Payne, un lugubre classico del country.
Gli altri sette brani sono autografi e suonano come gli Stones di Sticky Fingers, ubriachi e strafatti, che
fanno una jam session con i Cramps sotto terapia farmacologica. “Evil Ruby”,
“Drop Out”, “Save Me A Place”, “The Day Marty Robbins Died”, sono alcune delle
ossa lasciate insepolte dalle Bestie sulla sabbia rossastra del deserto
australiano dopo il fiero pasto. Il suono grezzo e disturbante delle Beasts si
dipana tra convulsioni e toni grotteschi da Gran
Guignol come, del resto si addice ad un album il cui titolo si ispira ad un
serial killer noto come “The Axeman of
New Orleans” poiché uccideva le sue vittime con un’ascia.
The Axeman's Jazz
è un disco fondamentale, almeno per la mia educazione alcolica e musicale, in
cui le Bestie del Bourbon si rendono colpevoli di vilipendio del blues e di
oltraggio del country, aggravati dallo stato di ebbrezza.
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