NICK CAVE FEATURING THE BAD SEEDS From Her To Eternity - AUSTRALIA 1984
NICK CAVE FEATURING THE BAD SEEDS
From Her To Eternity - AUSTRALIA 1984
All’ombra
del lato occidentale del muro di Berlino, l’australiano Nick Cave sparge le ceneri della Festa di Compleanno su una mistura
di delta blues, post-punk e avanguardia e raccoglie intorno a sè Blixa Bargeld,
leader degli Einstürzende
Neubauten, Barry Adamson dei Magazine, Hugo Race,
altro australiano errante e Mick Harvey
anch’egli proveniente dai Birthday Party.
Nascono così i Bad Seeds, tra i
quali si aggira anche Anita Lane,
fidanzata di Nick nonché ispiratrice e coautrice di alcuni testi.
È
il marzo del 1984
ed i Bad Seeds si ritrovano a Londra per registrare il primo
album solista di Nick. L’uscita
del 33 giri è anticipata da un singolo contente “In The Ghetto”, la cover di Elvis Presley e “The Moon Is In The
Gutter” che verranno aggiunte all’album nell’edizione su cd del
1988.
From
Her To Eternity, su etichetta Mute, riprende
il cammino dal punto in cui si erano fermati i Birthday Party ma si spinge
oltre, rivelando un Cave allucinato
e brutale narratore
dell'apocalisse morale. “Avalanche”,
cover del brano di Leonard Cohen che
Cave conduce a nuove e agghiaccianti vette di epicità e disperazione, apre le danze con
il suo cantato viscerale e selvaggio e con
l’incedere percussivo che sembra effettivamente simulare una valanga. E così, grugnendo, ululando e sibilando, Nick the stripper ci racconta le
storie dei personaggi che di volta in volta mette in scena. “Cabin Fever”,
con la chitarra tagliente ed il ritmo febbrile di basso e
batteria, ci trasporta sul mare
tempestoso, nella cabina di una nave “che
hanno fatto navigare cinque anni sommersa”, il cui folle capitano, che
intaglia la propria gamba di legno, è affetto da “febbre da cabina”. “Well of Misery” allestisce
una scenografia che fa pensare ai campi di cotone dell’Alabama, con la batteria
cadenzata ad imitare il rumore corale degli attrezzi ed il call and response tipico dei canti di lavoro degli schiavi africani.
Il testo narra di un innamorato
che con le proprie lacrime ammorbidisce le zolle del “Deserto della
Disperazione” per scavare un “pozzo di tormento”, nel quale giacciono i vestiti
dell’amante morta ed abbandonata da Dio.
Nick
è ancora l’incrocio tra Iggy Pop e l’Elvis
gotico e nichilista che era stato nei Birthday Party, ma ora
a questa identità si va sovrapponendo il bluesman infatuato di William Faulkner. Tutto From Her To
Eternity, infatti, ed
in particolare la Title track e “Saint Huck” attingono
all’immaginario letterario americano, la prima storpiando il titolo di From Here To
Eternity di James Jones
e la seconda facendo un ovvio riferimento ad Huckleberry Finn di
Mark Twain.
Cave
vuole raccontarci di una ragazza - “I
want to tell you about a girl” - e confeziona il suo primo capolavoro. La
disperata “From Her To Eternity” è marchiata
in modo indelebile dalle note ossessive di un pianoforte a cui fa da
contrappunto la chitarra fragorosa di Bargeld mentre Nick sciorina lo
psicodramma con un cantato al limite della nevrastenia. Cave dichiarerà: “ciò che cerco di esprimere in quella
canzone, e in gran parte delle mie canzoni, è il desiderio di qualcosa di
estremamente piacevole, e il fatto che, quando finalmente uno raggiunge
l’oggetto del proprio desiderio, questo cessa di essere desiderabile ed anche
piacevole”. “Saint Huck”
profana il mito letterario di Twain attraverso una interpretazione isterica, scandita
dai rintocchi funebri di un pianoforte, una ritmica incalzante, una chitarra
rumorista ed un motivetto fischiettato. In “Wings Off Flies” un innamorato
esitante, che in qualche modo ricorda il Renfield del Dracula di Bram Stocker, compie il rituale “m’ama, non
m’ama” con modalità da reparto psichiatrico, strappando le ali alle
mosche come petali di margherita e dichiarando la propria misantropia mentre
gli “insetti si suicidano contro le finestre”
ed in lontananza si ode il blues di una chitarra slide, il basso impetuoso di Barry Adamson e la batteria
minimalista di Mick Harvey che accompagnano il canto psicotico di Cave. Il
disco si chiude con i circa dieci minuti della marcia funebre di “A Box For Black Paul”, asciutta come il legno della cassa di
Paolo il Nero, cadenzata dal solo pianoforte e dalla voce dolente di Cave con
scarni interventi, puramente atmosferici, della chitarra di Bargeld ed in cui la
morte di Black Paul è metafora dello scioglimento dei Birthday Party.
From
Her To Eternity è l’opera inquietante,
intensa, appassionata e primordiale di un artista alla ricerca di uno stile
narrativo epico, che intende dare sfogo alla propria libertà espressiva senza
le inevitabili restrizioni che comportava far parte dei Birthday Party. E Nick fa capire fin dall'inizio che tu sei qui per
ascoltare la storia che lui vuole
raccontare, nel modo in cui lui la vuole raccontare. Ma Nicholas deve fare
i conti con la sua tossicodipendenza che emerge con forza dalla copertina
dell’album, su cui è stampato il suo viso emaciato, più simile a quello di un
vampiro che di un essere umano, con occhi fissi nel vuoto e circondati da
occhiaie violacee. Il suo canto abbraccia tutte le gradazioni che intercorrono tra
il rantolo di un moribondo e l’urlo di un folle, ed è avvolto da dissonanze strumentali
che contribuiscono a generare un senso di desolazione, di solitudine e di
morte. Un viaggio all’inferno di chi tra metafore apocalittiche e cruda
autocritica, attende un'overdose fatale.
From Her To Eternity afferra l’ascoltatore e lo trascina nelle storie narrate
da Cave, il quale, sin da questo primo album, si afferma come uno dei massimi
cantanti di blues “postmoderno”.
Il
Re Inkiostro ha piantato il suo seme cattivo che germoglierà rigoglioso.
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