NAKED PREY Naked Prey - US 1984





















NAKED PREY
Naked Prey - US 1984

Tucson, Arizona.

Van Christian suona la batteria nei Serfers, il nucleo primigenio dei Green On Red, ma quando Dan Stuart e compagni decidono di trasferirsi a Los Angeles, in cerca di fortuna, Van lascia la band per mettersi in proprio.

Con Richard Badenious al basso, Sam Blake alla batteria e David K. Seger, alla chitarra solista, Van Christian - che ha deciso di abbandonare i tamburi e di imbracciare chitarra e microfono - forma i Naked Prey che nel 1984 pubblicano il loro primo album omonimo, della durata di appena 22 minuti suddivisi tra sette brani, primo e forse migliore capitolo di una carriera discografica che proseguirà integerrima attraverso sei album, fino al 1995.

Naked Prey è prodotto da Dan Stuart per la Down There, etichetta di Steve Wynn (Dream Syndicate). Il disco è il numero tre del catalogo. I numeri uno e due sono rispettivamente il mini d’esordio proprio dei Dream Syndicate e quello dei Green On Red.    

la voce rabbiosa di Christian e la chitarra tagliente e distorta di Seger aprono l’album con “Flesh on the Wall”, animata dall’impeto punk comune anche a “Freezin’ Steel” e “Hour Glass”, che in Naked Prey convive con la poetica western, fatta di bandidos e deserto, di tequila e polvere da sparo, di vento e tramonti, che ritroviamo nella energica ballata “Take the Word”, nel blues lancinante di “The Story Never Ends”, nella bellissima e struggente “No Place to Be” e nel country rock della conclusiva “Billy the Kid II”, cover di Dylan, “dylaniata” dalle esplosioni soliste della chitarra di Seger.

Stivali impolverati e Stetson stinti dal sudore accanto a nichilismo metropolitano. Rock blues grezzo e ruggente, triturato attraverso la furia del punk. Stooges e Crazy Horse. Assalti sonori ed epica crepuscolare.

I Naked Prey sono una delle molte band che ho conosciuto tanti anni fa grazie a Pasquale, mio compagno di scuola media e Liceo, con cui ho condiviso molte passioni oltre alle ore scolastiche. Ricordi mai dimenticati ma che tornano prepotentemente alla memoria, quando - come in questo caso - gli eroi misconosciuti dell’adolescenza, che non brandivano armi ma chitarre elettriche, svaniscono inesorabilmente, lasciando un altro posto vuoto nella nostra personale rappresentazione del mondo come, poco più di un anno fa, ha fatto Van Christian, che se ne è andato anche lui. Nato il 4 di luglio e morto il 5 luglio 2022, a 62 anni appena compiuti.

"Ecco perché fa male, piove nel profondo della mia anima" (The Story Never Ends).




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