VINICIO CAPOSSELA All'Una e Trentacinque Circa - ITALIA 1990
VINICIO CAPOSSELA
All'Una e Trentacinque Circa - ITALIA 1990
Il 12 ottobre di 33 anni fa
usciva All’una e Trentacinque Circa,
il primo disco di Vinicio Capossela, che per me rimarrà in eterno legato ad una
Marbella nera, a Keszthely in Ungheria, alla vodka ed al bourbon da pochi
spiccioli, a Pozok, Nou-Nou ed al mio amico Sossio.
Vinicio, irpino nato in quel di Hannover ed emigrato (forse unico caso)
dalla Germania in provincia di Reggio Emilia, nel 1990 pubblica questo disco odoroso
di pioggia e di asfalto, per ubriaconi ed irriducibili delle ore piccole, per chi
non si arrende mai e per chi lo fa in grande stile. Un album infestato di
lamieroni con quattro ruote e locali di provincia come il Corallo. Lampi
biografici, epiche polaroid che immortalano un mondo pieno di guai, affollato
di avventurieri e funamboli del sabato sera che finiscono irrimediabilmente
sbronzi.
I suoni ce li mettono i fuoriclasse Antonio
Marangolo, Jimmy Villotti, Ellade Bandini, Mimmo Turone, Enrico Lazzarini.
La melodia la somministra Vinicio Capossela, al pianoforte. Le parole le porge
la vita con i suoi affanni ed i suoi disastri.
Undici canzoni, sospese fra i volteggi lessicali di Paolo Conte, la voce da orco di Tom
Waits, la poesia di Tenco e la guasconaggine alla Buscaglione, fra jazz e cantautorato, fra confessioni e tormenti.
Undici canzoni in cui il giovane Vinicio immette lo
stesso soffio vitale che anima gli artisti che egli ama, traducendolo nel suo idioma
italico.
A cominciare dalla contiana “Resta Con Me” e proseguendo con la entusiasmante malinconia
di “Una Giornata Senza Pretese”, “Christmas
Song”, “Suite Delle Quattro Ruote”, con
la dolceamara meraviglia di “Scivola Vai Via”, con le jazzate suggestioni
newyorchesi di “Pongo Sbronzo” e di
“I Vecchi Amori” e con lo swing da
provincia emiliana di “Sabato al Corallo” e di “All'una e trentacinque
circa”, Capossela riesce a trascendere qualsiasi genere musicale finendo sempre
con aggiungere quel tocco personale che rende speciale questo esordio, con cui,
l’anno dopo, conquistò il Premio Tenco per la miglior opera prima (sezione
cantautori) del 1990 ex aequo con Passa La Bellezza di Mauro Pagani.
Nell’estate del 1991 partii con Sossio a bordo della
sua Marbella Nera per un viaggio on the road che, facendo base sul lago
Balaton, ci condusse in giro per l’Ungheria e poi fin nell’allora indivisa Cecoslovacchia
di una Bratislava appena post-sovietica. E Vinicio fu il terzo costante
compagno di viaggio, che ci accompagnava soprattutto nelle scorribande notturne
in cui rivivevamo le storie cantate nelle sue undici canzoni, tra improbabili
locali notturni - con alle pareti quadri raffiguranti Tom Waits o dove si
ballavano “lenti” alla luce di palle stroboscopiche - e birrerie dove ci si
offriva reciprocamente copiose libagioni con persone mai viste prima e con cui
non si era in grado di comunicare in una lingua codificata.
Sono passati decenni dall’uscita di All’una e Trentacinque Circa (e da quel viaggio di formazione) ma, ancora oggi, riascoltarlo significa tuffarsi nel flusso delle emozioni profonde suscitate in noi, riconoscenti ascoltatori, da Vinicio che suona il suo pianoforte circondato da volute di fumo e da effluvi di alcol.
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