PINK FLOYD The Dark Side Of The Moon - UK 1973


 



















PINK FLOYD
The Dark Side Of The Moon - UK 1973

Scrivere di Dark Side Of The Moon è difficilissimo, dopo oceani di inchiostro (e di byte) versati su quello che è, ad oggi, uno degli album più venduti e più sviscerati della storia del rock e della musica moderna tutta.

Sono stato molto in dubbio se affrontare o meno questo disco ed ora, sul finire dell’anno che ne festeggia il cinquantennale - complice anche l’uscita dell’edizione Redux di Roger Waters (di cui si scriverà altrove) - mi sono infine deciso.

Dark Side è l’album della consacrazione, dell’enorme successo internazionale. È l’album che rende i Pink Floyd prigionieri del loro stesso mito, poiché da quel momento, tutti i capitoli successivi della loro produzione saranno inevitabilmente messi a confronto con questo disco assoluto e monolitico.

L’epica tragicità di Waters, autore di tutti i testi, sublima il tema dell'alienazione che si snoda lungo tutto l’album rendendo Dark Side un concept maestoso, un’unica grande suite che riesce ad essere sia prodotto commerciale in grado di intercettare il gusto delle masse e sia - indiscutibilmente - opera artistica ed intellettuale.

Prodotto superbamente dall’alchimista Alan Parsons, abilissimo nel dosare gli ingredienti con cura certosina, eliminando ogni minima sbavatura del suono, Dark Side è un’opera monumentale che nel suo impianto risponde ai canoni della musica sinfonica (come già, almeno in parte, Ummagumma e Atom Heart Mother) pur essendo l’apoteosi della musica “leggera” più raffinata e dotata di un equilibrio geometrico che rasenta la perfezione, tra art-rock e blues-rock che sfuma nella psichedelia.

“Breathe”, dolce e sognante, introdotta dal battito cardiaco più famoso della storia del  rock; “Time” e “Money”, abbacinanti blues acidi e desolati, sincopati dal basso marziale e dagli assolo di chitarra; “The Great Gig In The Sky”, splendido trip espressionista senza testo, in cui i soli vocalizzi della corista Clare Torry sono esplicabile rappresentazione della solitudine dell'uomo e dell'alienazione dell'individuo; “Us And Them”, piroetta a rallentatore, ballata narcotizzata; “Brain Damage”, oscura ed inquietante; sono tutti brani straordinari di un disco incantato che, tuttavia, sembra ripetere sempre la stessa melodia ed il medesimo ritornello.

Ma forse è tutto lì il trucco e l’inganno mirabolante, il coup de théâtre di un’opera che irretisce l’ascoltatore per tutta la sua durata, conducendolo nel viaggio simbolico e metafisico che dovrà rivelare l'altro lato della Luna, quello che dalla Terra non vediamo mai a causa della rotazione sincrona lunare, quello più arcano e misterioso, ossia il lato oscuro, irrazionale o folle di ogni essere umano, per rivelare, infine, solo a viaggio ultimato - attraverso la voce del portiere degli studi di Abbey Road, Gerry O'Driscoll - che in realtà non esiste un lato oscuro della Luna.

Di fatto la Luna è tutta scura.

Si limita a riflettere la luce del Sole.





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