ROGER WATERS The Dark Side Of The Moon Redux - UK 2023


 



















ROGER WATERS
The Dark Side Of The Moon Redux - UK 2023

Dopo annose polemiche, battaglie legali, accuse reciproche tra Roger Waters e David Gilmour, che di tanto in tanto divampano nuovamente ad intervalli quasi ciclici riesumando scheletri oramai mummificati, le cui ossa si sfaldano al tocco a causa della vetustà, Waters decide - a cinquant’anni dalla pubblicazione dell’originale - di riscrivere The Dark Side Of The Moon, ritenendo di doverne dare la propria rancorosa versione.

In Redux la maestosità monumentale dell’opera floydiana viene annichilita e fatta detonare alle fondamenta e probabilmente è giusto così poiché non avrebbe avuto alcun senso proporre un album fotocopia del capolavoro del 1973, di cui lo stesso Roger è autore, sia di tutti i testi che di gran parte delle musiche.

Ne risulta, tuttavia, un disco buio, tormentato, tignoso, seppellito sotto le macerie sgretolate del monolite piramidale, mugugnato con la voce di Leonard Cohen colto da un attacco di licantropia alla luce dell’unico lato della luna visibile dalla terra. Un album che riduce all’osso la musica per far prevalere la parola anche tramite l’aggiunta di numerosi intermezzi parlati sottraendo, però, lirismo e magia soprattutto ai brani che nell’originale non erano dotati di testo, come “On the Run” e “The Great Gig In The Sky”.

Intendiamoci. I brani sono quasi tutti affascinanti e non potrebbe essere diversamente considerato il livello degli originali. Una buona canzone resta una buona canzone, eseguita con la sola chitarra acustica, come pure dalla London Symphony Orchestra.

Tuttavia, Waters sembra voler sostituire se stesso al diamante pazzo, all’amico alienato e primigenio leader dei Floyd, Syd Barrett - in buona misura ispiratore di Dark Side e del successivo Wish You Were Here - per mostrarci il proprio lato oscuro, oggi che il satellite terrestre ha perso molto del suo fascino. E lo fa con grande mestiere, confezionando un disco con eleganti arrangiamenti d’archi ed ammalianti trame ordite dalle tastiere, ma nel complesso fatalmente noioso.

Non è condivisibile l’intento revisionista di Waters - valido in teoria, ma che non regge all’atto pratico - di ridisegnare con lo sguardo dell’ottantenne, la visione dell’alienazione dell’uomo moderno che aveva vaticinato con gli occhi del se stesso ventinovenne, del quale, nel corpo del Roger ottuagenario non sopravvive una sola cellula.

Infatti, sebbene Waters non pretenda certamente di sostituire l’opera originale con la sua rilettura odierna, l’idea di volersi confrontare con l’icona del prisma di Newton è errata in sé. Non ci si confronta con i capolavori, soprattutto se a farlo è lo stesso autore, poiché l’opera d’arte - se ha avuto larga diffusione - non “appartiene” più. È diventata patrimonio comune.

Un totale rifacimento di Dark Side avrebbe avuto più senso - a mio parere - se fosse stato compiuto da qualcun altro che ne avesse voluto realizzare una versione jazz, punk o di musica da camera e che, magari, non fosse neanche nato all'epoca dell'uscita dell'originale. 

Dunque, esaurita la legittima curiosità iniziale, penso che in pochi riascolteranno la versione solitaria di Roger Waters in luogo di quella dei Floyd, ben più emozionante.

The Dark Side Of The Moon Redux, in definitiva, è una revisione superflua.

È la marcia funebre per un capolavoro.




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