IGGY POP Every Loser - US 2023





















IGGY POP
Every Loser - US 2023

In questo 6 gennaio 2024, ad un anno esatto dalla sua pubblicazione, mi decido a scrivere del diciannovesimo album in studio di Iggy Pop, colui che è sempre stato il più punk di tutti e prima di tutti.

Più volte la carriera post-Stooges dell’Iguana è stata sul punto di naufragare definitivamente, eppure Iggy è sempre riuscito a riemergere, immarcescibile, dagli abissi della droga e della crisi artistica. E poi, il carisma animalesco che aveva irretito Christa Päffgen - in arte Nico - e molti altri, riesce sempre a prevalere in un modo o nell’altro, consentendo all’Iguana, ad esempio, a settantacinque anni suonati, di mostrarsi a torso nudo senza apparire come la caricatura di se stesso.

Confesso che i precedenti Post Pop Depression (2016) e Free (2019) mi avevano lasciato piuttosto indifferente e dopo la marchetta della collaborazione con gli italiani Maneskin, avevo dato per spacciato il vecchio Iggy. Invece Every losers, mi costringe a rimangiare tutto e ad ammettere che questo è uno degli apici della produzione dell’Iguana degli ultimi venticinque anni, malgrado la produzione di Andy Watt (che abbiamo purtroppo visto all’opera anche con l’ultimo recente lavoro dei Rolling Stones) abbia provato - ed in parte sia riuscita - a rendere l’album eccessivamente patinato e luccicante.

Non si tratta di un capolavoro, ma le undici tracce di Every Losers sono un bignami del punk-rock, con digressioni nel rock da FM, nel cantautorato ed addirittura nella dark-wave anni ’80 di Cult e Sisters of Mercy.

L’elettroshock da nevrosi all’ultimo stadio dell’esaltante “Frenzy” apre le danze e l’incursione new wave/hard dell'elegante e coinvolgente “The Regency” le chiude, custodendo nel mezzo un po’ di tutto. La confessione della bella “Strung Out Johnny”, che scorre con un mid-tempo sornione tra atmosfere oscure e melodiche; l’arguto lirismo della radiofonica ed ammiccante “New Atlantis”; lo stoico hardcore di “Modern Day Rip Off”; “Morning Show”, cinica e crepuscolare ballata con tanto di chitarra slide e pianoforte; una “Neo Punk”, alla Ramones ma un po’ scontata ed una “Comments”, tra David Bowie e Julian Cope.

Duff McKagan (Guns N’ Roses), Chad Smith e Taylor Hawkins e Josh Klinghoffer (RHCP), Stone Gossard (Pearl Jam), Travis Barker (Blink 182), Eric Avery e Dave Navarro (Jane’s Addiction) e Raymond Pettibon (artwork di Black Flag, Minutemen e Sonic Youth). collaborano ad un disco “corale” che pur non offrendo nulla di realmente straordinario, sfrutta al meglio la mitologia dell’Iguana e lo fa grazie a una buona vena compositiva, che rende ogni brano il frammento di un Big Bang antico ma ancora in grado di generare fragorosa energia.

Every Loser esprime l’essenza di Iggy Pop, la sua rabbia, la sua disillusione, la sua difficoltà ad accettare il trascorrere del tempo che si è portato via molte delle figure a lui più vicine dal punto di vista umano ed artistico, come i fratelli Ashton, David Bowie e Lou Reed, ma esprime anche il suo senso di meraviglia e la sua voglia di continuare per la sua strada.

Attraverso queste undici canzoni è possibile vedere Jimmy the Iggy muoversi con la sua andatura claudicante da iguana sciancato, digrignare i denti e, di tanto in tanto, sfoggiare sorrisi di plastica per le radio FM ed i tabloid digitali.



 

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