THE JOHNNYS Grown Up Wrong - AUSTRALIA 1988
THE JOHNNYS
Grown Up Wrong - AUSTRALIA 1988
Tortuose sono le strade del Rock’n’Roll.
Talvolta conosci
dischi ed artisti grazie a fratelli maggiori oppure ad amici e compagni di
scuola. Un tempo grazie alla radio, a riviste specializzate e - più raramente -
grazie alla televisione. Oggi la conoscenza è veicolata attraverso il web e le
sue polimorfe incarnazioni cibernetiche.
La mia scoperta degli australiani Johnnys non è avvenuta in nessuno di questi modi, ma è stata frutto
di una ricerca personale stimolata dalla curiosità. Infatti, ripercorrendo l’itinerario
a ritroso, posso dire di aver conosciuto la band australiana capitanata dal
cantante e chitarrista Spencer P. Jones,
grazie al suo primo disco solista, Rumour
of Death del 1994 e di aver scoperto Spencer grazie ai Beasts of Bourbon, di cui Spencer è stato membro storico sin
dall’esordio del 1984.
E, proseguendo lungo la concatenazione degli eventi, va anche detto che ho conosciuto i Beasts of Bourbon grazie al mio compagno di scuola Pasquale, il quale mi passò appunto l’eccellente esordio di The Axeman’s Jazz. Quindi, per la proprietà transitiva, dovrei dire che ho conosciuto i Johnnys, provenienti dalla terra dei canguri, ed in particolare questo Grown Up Wrong del 1988, indirettamente perché ho conosciuto Pasquale. E volendo potrei continuare dicendo che ho conosciuto Pasquale perché all’età di dieci anni ho cambiato città e ad undici ho cambiato scuola, eccetera…
Tortuose le strade del Rock’n’Roll.
Come quelle della vita, del resto. E da questa breve
disquisizione di nessun interesse potremmo dedurre che le strade del
Rock’n’Roll e quelle della vita coincidono o quanto meno sono intimamente
connesse.
Ma torniamo ai Johnnys. Ascoltando Grown Up Wrong sembra di essere in un Saloon di Tucson o di El
Paso, piuttosto che dalle parti di Melbourne. Infatti, l’estetica del deserto
che si ritrova nei lavori di Green On
Red, Thin White Rope e Naked Prey, è presente anche qui, ma
accompagnata da una componente Stonesiana - testimoniata dalla title track che è la cover di un brano
contenuto nel primo LP delle Pietre Rotolanti - con l’aggiunta di un pizzico di
australian flavour che ricorda il
frizzante garage-punk-pop alla Hoodoo
Gurus.
Secondo e, purtroppo, ultimo album che sarà seguito solo da
un live registrato durante la tournée
europea del 1990, Grown up wrong
mette in evidenza la predilezione di questa band per un R&R veloce e
coinvolgente costruito sulle solide fondamenta di una sezione ritmica tribale come
nella migliore tradizione down under.
Ascoltate la grandiosa “Ten Outlaws” e provate a contraddirmi. Ma quello che
risalta sono principalmente le due chitarre, cattive e spumeggianti, che
giustificano la parentela con sir Keith Richards e che donano grande
personalità a questo disco.
In Grown Up Wrong spiccano
anche una bella versione del singolo di Chris
Spedding, “Motorbikin’” del 1975 ed una manciata di brani originali davvero
notevoli. Il Rock alla Stones (ed un po' alla AC-DC) della
entusiasmante “Going Down (with Rock and Roll)”, I paesaggi western di “The
Logan Girls” che ricordano molto I Green On Red, la già citata e minacciosa “Ten
Outlaws”, “Bounty Hunter” dagli eccellenti incroci chitarristici ed il boogie
di “Cajun Woman”.
Insomma i quattro brutti ceffi ritratti sulla copertina di Grown Up Wrong saranno pure cresciuti
male - come recita il titolo - allattati con un cocktail a base di rock’n’roll
a stelle e strisce (2/3) ed albionico (1/3), con aggiunta di una spruzzata di garage
punk australiano, svezzati col whiskey e nutriti con riff che colpiscono al
cuore come pallottole, ma come esclamerebbe Tex Willer, che di west apocrifo se
ne intende, “Questi tangheri sono pura
dinamite!”
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