THE SAINTS (I'm) Stranded - AUSTRALIA 1977
THE SAINTS
(I'm) Stranded - AUSTRALIA 1977
“La musica rock degli anni '70 è stata cambiata da tre gruppi: i Sex Pistols, i Ramones ed i Saints". Questo è ciò che diceva Bob Geldof e probabilmente con ragione.
Io aggiungerei anche i Clash.
Nati a Brisbane, Australia, nel 1973 come Kid Galahad and the Eternals per poi
ribattezzarsi The Saints poco dopo,
il cantante Chris Bailey, il
chitarrista Ed Kuepper ed il
batterista Ivor Hay,
svilupparono ben presto un suono - R’n’R
anni ’50 passato attraverso il tritacarne degli Stooges e degli MC5 – che li
distingueva dalle altre band dell'epoca ed era caratterizzato dallo stile
chitarristico vorticoso e distorto di Kuepper e dal ringhiare arrogante di
Bailey.
Nel dicembre 1976, con Kym
Bradshaw al basso, dopo aver autoprodotto il singolo di debutto, "(I'm)
Stranded", che la rivista inglese Sounds dichiarò "Singolo di questa e di ogni settimana", i Saints in due
giorni incisero su etichetta EMI il loro primo LP dallo stesso titolo,
precedendo gli album della scena punk britannica di band come i Clash, i Damned
ed i Sex Pistols.
(I'm) Stranded è
percorso da crepitante energia ad alta tensione. È un treno sferragliante
condotto da quattro ragazzi australiani dall'aspetto anonimo ma con un suono
talmente implacabile, abrasivo e personale da far cambiare la visione del mondo
di quelli che lo ascoltarono.
Il riff incendiario ed allo stesso tempo melodico della
chitarra acuminata di Ed Kuepper e la voce beffarda di Chris Bailey danno il
via, con la title track, ad un inesorabile set di grezzo garage punk, che prosegue
con la fragorosa "One Way Street" e con la cover di “Wild About You”
dei Missing Links che trasuda energia
contagiosa.
La bellissima e più lenta "Messin' With The Kid" -
che per attitudine mi ricorda “Whiskey woman” dei Flamin’ Groovies - consente di riprendere fiato prima di ripartire
a testa bassa con l’entusiasmante velocità di "Erotic Neurotic" e con
il ritmo incessante e propulsivo di "No Time" e di “Kissin' Cousins”,
quest’ultima famosa nella versione di Elvis
Presley.
La trascinante e melodica “Story Of Love” è un altro inno
indimenticabile che rappresenta un momento di relativa quiete prima della
tempesta elettrica che chiude l’album con la doppietta di "Demolition
Girl" e di "Nights in Venice", con quest'ultima che ricorda il
riff di "Communication Breakdown" dei Led Zeppelin e lo porta alle estreme conseguenze, deragliando per
quasi sei minuti di fragoroso punk-rock, come solo Iggy and the Stooges erano riusciti a fare prima.
Il primo album dei Saints porta in sé i semi del futuro,
anticipando l’esplosione del punk inglese e del Grunge (che arriverà oltre
dieci anni dopo) con un suono urgente, epico, senza fronzoli, ma privo del nichilismo
proprio del “no future” e delle
spille da balia dei Sex Pistols.
(I'm) Stranded è
un disco straordinario, caposaldo della produzione di questa band, del rock
australiano e dell'intero movimento punk.
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