John Mayall with Eric Clapton Blues Breakers - UK 1966
JOHN MAYALL WITH ERIC CLAPTON
Blues Breakers - UK 1966
Un manuale di blues bianco inglese.
Il secondo album dell’allegra brigata capitanata da John
Mayall - in cui si sono avvicendati
talentuosi chitarristi quali Eric
Clapton (presente in questo disco), Peter
Green, Mick Taylor ed altre
future stelle come Jack Bruce e Mick Fleetwood - è materia in cui si
sente scorrere l’energia grezza e pulsante di un gruppo di giovani musicisti
che si confrontano con i loro modelli d’oltreoceano, con il blues elettrico di
Chicago del dopoguerra, evangelizzando le masse da questa parte dell’Atlantico.
Roba da studiare all’Università, se non altro per il suo
valore storiografico.
Un ventunenne Eric Clapton, che si era appena fatto le ossa
negli Yardbirds, incendia la tradizione blues con i suoi assoli improvvisati e
rivoluzionari, tirati fuori da una Gibson Les Paul (rubatagli poco tempo dopo
in sala prove) e da un amplificatore Marshall - che da quel momento entreranno
nella leggenda - giustificando l’apparizione su un muro della stazione della
metropolitana di Islington, a Londra, della scritta "Clapton is God".
Ma non è solo Clapton a brillare in questo disco. Mayall
gestisce abilmente organo, pianoforte e armonica, mentre scrive anche quattro
delle tracce dell'album ed un'altra la firma insieme allo stesso Clapton. Né va
dimenticato il contributo fondamentale di John
McVie al basso (il Mac di Fleetwood Mac) e di Hughie Flint alla batteria.
Blues Breakers,
registrato nell’aprile del 1966 negli studi della Decca, in West Hampstead,
Londra - noto anche come Beano per
via della fotografia di copertina che mostra Clapton che legge The Beano, un fumetto britannico per
bambini - contiene brani originali di ottima fattura sebbene un po’ scolastici,
tra cui svettano gli splendidi mid-tempo “Double Crossing Time” e “Have You Heard”
ed il blues rurale per armonica e voce di “Another Man”, ma ciò che danna
l’anima e produce scariche di adrenalina e dopamina, sono i rifacimenti di una
piromane “All Your Love” (di Willie Dixon e Otis Rush) e degli strumentali
“Hide Away” (di Freddie King) e “Steppin’ Out” (di John Len Chapman), dal suono
sporco e aggressivo, lontano anni luce da quello annacquato che Slowhand propone ormai da molti anni.
Certamente il disco risente della voce poco coinvolgente di
Mayall e la versione di "What'd I Say" di Ray Charles appare un po’ troppo britannica per risultare
“autentica” oltre ad essere interrotta da un lungo, inutile e cacofonico assolo
di batteria, ma nel suo complesso questo album del 1966 (non dimentichiamolo!),
uscito quando Clapton aveva già lasciato la band per unirsi ai Cream, è un formidabile precursore, che
più di tutti portò il sound del delta blues americano in Europa.
Il 22 luglio John Mayall, all’età di novant’anni, è
andato a raggiungere i suoi Dei del blues, entrando a far parte - da ottimo
apprendista - di quello stesso pantheon di cui fanno parte Willie Dixon, Luther Allison, Muddy Waters o Howlin' Wolf.
Continua a suonare il blues, ovunque tu sia, John.
Commenti
Posta un commento