R.E.M. Lifes Rich Pageant - US 1986
R.E.M.
Lifes Rich Pageant - US 1986
Athens, Georgia, primi anni ’80.
In quel luogo ed in quel tempo nasce il folk esistenziale e
psichedelico dei R.E.M., i quali diverranno una delle band americane di maggior
successo di tutti i tempi.
Ma non ancora.
Nel 1986 Michael
Stipe e soci - pur avendo riscosso notevoli consensi con i primi tre album
- sono una fulgida promessa del circuito delle College Radio in attesa
del conseguimento della maggior età.
Poi, quasi all’improvviso, i R.E.M. diventano adulti.
Dal bozzolo delle affascianti ma ancora caliginose melodie
imbastite dagli arpeggi byrdsiani di Peter
Buck, dalla batteria di Bill Berry
e dal basso di Mike Mills, dai testi
criptici di Stipe, biascicati con una voce al limite del comprensibile, emerge Lifes Rich Pageant, crisalide che
contiene una raccolta di canzoni dotate di una limpida potenza sonora e vocale.
Micheal Stipe smette di borbottare e da qui in poi,
comincerà a predicare. Il “mormorio” di Murmur
diventa una voce (quasi) intellegibile che dichiara la propria posizione su
temi sociali e politici, anche se con un entusiasmo un po’ alienato e
nevrotico.
Ma l’anima dei R.E.M. non è cambiata radicalmente, si è
evoluta.
Lifes Rich Pageant,
prodotto da Don Gehman (già
produttore di John Mellencamp), è un punto di svolta. È un disco energico,
spavaldo, sincero, che offre narrazioni potenti ed una versione dell’America
alternativa ed antitetica a quella reaganiana.
È l'album più importante della carriera dei R.E.M..
I boogie travolgenti di “Begin The Begin” e di “Just A
Touch”, l’anthem irresistibile di “These Days” ed il jangle serrato e fiducioso
di cambiamento di "I Believe", il lirismo della ballata ecologista
“Fall On Me” (la prima hit della band), e della dolente “Cuyahoga”, intrisa di rimpianto
per l’eden primordiale dei nativi americani, l'elegia delicata e velenosa sul
golpe in Guatemala voluto dagli Stati Uniti di
"Flowers of Guatemala", sono vere e proprie chiamate alle
armi, potenti esortazioni al risveglio delle coscienze.
Ma anche l'entusiasmo jingle jangle di “Hyena”, il profumo
waitsiano del mambo sgangherato di “Underneath The Bunker”, il pop melodioso di
“What if We Give it Away?”, La magnifica country ballad sudista sulla guerra
civile di “Swan Swan H” e la conclusiva cover di "Superman" degli
inglesi Clique, vecchio brano degli
anni '60, in cui Mills, per la prima volta, usurpa la voce solista a Stipe,
contribuiscono a rendere eccezionale questo disco.
L’unica annotazione che mi sento di registrare è che avrei
invertito l’ordine degli ultimi due brani per concludere il “Ricco Spettacolo
Della Vita” con la più lirica “Swan Swan H”, maggiormente adatta ai titoli di
coda.
Con Lifes Rich Pageant
i R.E.M. svelano di voler arrivare al successo, ma a modo loro, senza
compromessi, senza retorica, unendo politica e pop music, in modo simmetrico a
quanto avevano fatto, poche settimane prima e dall’altra parte dell’oceano, gli
Smiths di The Queen Is Dead.
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